Qual è il limite che si deve raggiungere per avere il
diritto di sottolineare l’inefficienza di una persona che lavora con te e che
fa parte delle categorie protette?
Sono ormai otto anni che lavoriamo insieme. All’inizio era
una collaborazione ottima, perché nonostante il suo udito si riusciva a
lavorare come se fossimo una squadra.
Poi lei è peggiorata, molto peggiorata.
E’ una ragazza molto sfortunata che, oltre ad avere problemi
fisici e psicologici, ha dei genitori dipendenti dal gioco e che le tolgono il
respiro, le forze e la voglia di fare. Ho sempre cercato di capirla, di
sostenerla e, nel mio piccolo, di darle una mano ascoltandola quando aveva
bisogno di sfogarsi e chiudendo un occhio sulle sue inadempienze a lavoro.
All’inizio andava bene lo stesso, perché il lavoro riuscivo
a gestirlo anche da sola. Ma da qualche anno a questa parte è subentrato un
nuovo capo che, con mia grande soddisfazione, è contento di me e si fida.
Questo però ha portato ad un aumento di lavoro non indifferente che rende
l’aiuto della mia collega fondamentale.
Il problema è che è già da qualche anno che io non posso più
contare su di lei perché fa un sacco di errori, è distratta, svogliata e
indifferente al lavoro che c’è da fare.
Ripeto, ho cercato di capirla fin quanto ho potuto ma adesso
mi sto rendendo conto che sono diventata più acida e più “incazzosa” nei suoi
riguardi in quanto la mia giornata trascorre ripetendole mille volte le cose e facendole
notare tutti gli sbagli e tutte le cose che ci sono da fare. Prima lo facevo
senza neanche accorgermene mentre ora lo faccio consapevolmente e questo mi fa
sentire in colpa.
Detto così viene fuori una me precisina e un po’ stronzetta
ma io non mi ci sento. Mi sento in colpa perché è una situazione scomoda che
non ho il coraggio di affrontare con il mio capo, dato che si tratta di una
ragazza con un sacco di problemi. Ma quello che vorrei per lei è un posto in
azienda dove la sua presenza non è strettamente necessaria in modo che non solo
non si creino disagi lavorativi ma che diano a lei la tranquillità necessaria a
stare meglio.
La domanda quindi è ... devo fare “la spia”? Devo
parlare con il capo e spiegare la situazione scomoda in cui mi trovo?
Senza contare che io non sono assolutamente il capo della
mia collega, quindi io non dovrei neanche supervisionare il suo lavoro e non ne
sono affatto responsabile .... in teoria.
In pratica lo danno tutti per scontato, ma questa cosa deve
cambiare. O cambia la situazione oppure deve cambiare il mio stipendio, perché non
voglio prendermi la responsabilità di attività che non faccio io senza il
dovuto “riconoscimento”.
Eccheccazzo.
Lavoro in un’azienda dove se non hai una laurea vali meno di
zero a livello contrattuale, però ti caricano di lavoro come se fossi Dio sceso
in Terra. E io non ci sto più.
Non sono stupida. Lo so che devo ringraziare tutti i giorni
per il privilegio di alzarmi la mattina e andare a lavorare, ma posso essere
stanca? Sono depressa già per il fatto di odiare profondamente il mio lavoro. Posso
sentirmi depressa anche perché mi sbatto per due persone senza che nessuno se
ne accorga?
Che sia giusto o sia sbagliato, ho creato un blog per
sfogarmi o no? E io mi sfogo.
Eccheccazzo.